Accade in Parlamento/Luciana Sbarbati risponde all’informativa del Ministro per i Beni e le Attività Culturali. Sono necessari interventi di carattere economico Senza formazione cade l’identità di un Paese Intervento della sen. Luciana Sbarbati sull’informativa del Ministro per i Beni e le Attività Culturali dedicata alle linee programmatiche del dicastero. Signor Ministro, ho ascoltato con molta attenzione la sua relazione al Senato. Dico subito che non sono tra coloro che chiedevano le dimissioni del suo predecessore, Sandro Bondi. Non lo sono perché la mia cultura repubblicana me lo impedisce, perché mai i repubblicani hanno votato contro le dimissioni di una persona, membro del Governo, ma casomai si chiedono le dimissioni del Governo perché l’azione di un Ministero è un’azione che comunque viene concertata a livello di Consiglio dei ministri e di cui è responsabile non lui stesso direttamente ma in primis il Presidente del Consiglio. Detto questo, lei può capire da subito qual è il tono del mio intervento. Ho apprezzato la concretezza delle sue parole, ma ho intravisto nella sua relazione al Senato quasi semplicemente una presa d’atto e qualcosa di più, ma non quello che mi sarei aspettata. Quindi vengo subito a farle delle domande opportune perché lei possa rispondermi. Va bene quanto da lei detto che tra l’altro è anche recepito nella Nota integrativa alla tabella 16 del Ministero dei beni culturali; va bene attrezzarsi per la tutela e valorizzazione, entrambi atti dovuti, come lei ha detto, rispetto all’articolo 9 della nostra Costituzione repubblicana; va bene anche concretizzare questi princìpi che la Costituzione recepisce per tutti noi e che ci pone davanti con un Ministero più agevole, più capace e soprattutto più interventista, laddove è necessario intervenire. Quindi, questo implica delle scelte, Ministro, scelte importanti che devono riguardare la tutela e la valorizzazione, scelte importanti che devono riguardare soprattutto la capacità del nostro Paese di stare nel contesto internazionale come un Paese che da sempre si è connotato per la specificità culturale in tutti gli ampi settori in cui la cultura estrinseca le sue potenzialità: dai beni monumentali, architettonici ed archeologici all’arte, alla pittura, alla lirica, al canto e così via. Ma credo che proprio questo aspetto è deficitario nella sua relazione, Ministro; forse volutamente, perché lei aveva altre posizioni da sostenere oggi e da rimarcare. Glielo voglio sottolineare: la cultura vive e sopravvive non solo se ci sono interventi di tipo economico che vanno a valorizzare ciò che c’è e quindi tutela e conservazione dei beni culturali. Ma vive soprattutto se c’è un incentivo alla sua produzione, Ministro, nel solco della tradizione, nelle radici storico-culturali che questo nostro Paese ha il dovere di conservare. Allora le chiedo anche un intervento nei settori dove la creatività si manifesta in primis (le accademie di belle arti, di danza, i conservatori, gli istituti superiori d’istruzione –ISI - e gli istituti superiori per il design) e di cui abbiamo assolutamente bisogno. Qualcuno prima ha citato le due leggi sul cinema e sull’architettura che giacciono nella Commissione del Senato, io credo che lei debba dare un impulso perché se ne venga fuori e perché in questa Aula non si dibatta soltanto della Festa degli alberi che, pur essendo importantissima quanto vuole, è celebrata da 40 anni nelle scuole e non è, pertanto, qualcosa per cui possiamo spendere ulteriore tempo in un’emergenza nazionale che nel settore culturale è sotto gli occhi di tutti. C’è un’emergenza in questo settore, Ministro: l’Italia arretra nella sua capacità di essere competitiva nel mondo anche sotto il profilo economico perché la capacità creativa, di innovazione di processi e di prodotto anche nelle piccole e medie imprese stenta a decollare per una mancata incisività degli istituti di formazione. Un’altra cosa che non ha toccato è l’Istituto nazionale per il restauro. Sappiamo in quale crisi e deficienza oggi vive e sopravvive, ma se parliamo di tutela e conservazione, abbiamo la necessità e il dovere di prendere coscienza di come è ridotto questo istituto, cosa fare per rilanciarlo, se dobbiamo chiuderlo o se dobbiamo valorizzarlo. Possono esserci i quattrini, ma se mancano gli attori primi, come archeologi e professionisti, non riusciamo ad attivare quel circuito virtuoso con cui lei sapientemente intende lavorare. La realtà intellettuale nel nostro Paese non deve andare a rimorchio della politica, ma deve dare alla politica segnali forti e collaborare con la politica stessa, ma anche la realtà tecnica specifica dei professionisti di settore non può essere decurtata, così come è stato fatto al Ministero, dove mancano archeologi - e sappiamo benissimo quanto questo sia importante - ma anche professionisti seri come Carandini e Settis che si sono dimessi per le deficienze che abbiamo. Signor Ministro, non la faccio lunga; ho cercato di dire le cose che mi stanno a cuore. Prendo per buone tutte le osservazioni che ha fatto sulla sua volontà d’impegno che è la cosa che mi è piaciuta di più, ma le faccio un augurio. Questo Governo vede un Ministro dell’economia onnipotente che si investe anche delle funzioni degli altri Ministeri e, in primis, di quello dell’istruzione e per i beni culturali. Le auguro semplicemente, visto che lei ha una buona struttura fisica e credo anche una buona struttura politica alle spalle, di essere all’altezza di contrastare questa invasività del ministro Tremonti perché effettivamente il suo sia un Ministero libero che abbia la possibilità, come ha detto, di fare una politica assieme agli altri Ministeri per condurre in porto un progetto di Governo che voi avete lanciato e che insisteva su questi settori (la scuola, la cultura, la formazione dei giovani, la creatività delle menti giovani, la capacità di esportare nel mondo questa creatività, la volontà del Governo di riportare in Italia queste menti creative di cui abbiamo bisogno in tutti i settori, da quello scientifico e tecnologico a quello culturale). Mi auguro che questa sua volontà oggi possa essere vincente per costringere il Governo tutto e, in primis, il Presidente del Consiglio a capire che non si può continuare a fare demagogia su queste questioni perché o il Paese investe nelle menti dei giovani, nella loro creatività, nella loro formazione scolastica e culturale o questo Paese è destinato a fallire e a scivolare sempre più nel profondo del Mediterraneo, invece che rimanere agganciato in Europa, come noi vogliamo a differenza di qualche membro del vostro Governo che vuole uscirne semplicemente per alcuni motivi contingenti che vanno superati con l’attrezzatura diplomatica necessaria e con la capacità e l’intelligenza intuitiva che bisogna avere in questi momenti emergenziali. Oggi mi faccio carico di dirle quanta è profonda la convinzione di una persona che viene dal mondo della cultura e della scuola che pensa che questo Governo oggi debba avere veramente interesse, così come lei ha dimostrato con senso di concretezza, a portare a termine un mandato in questo settore fatto di cose concrete, di volontà che non possono essere spianate a zero da volontà altrui. I tagli lineari sono facilissimi: l’Europa ci impone i saldi, ma un Governo deve avere l’intelligenza, l’accortezza e soprattutto il senso di responsabilità di agire laddove l’interesse nazionale è prioritario. Credo che costruire un popolo, una nazione, un’identità nazionale senza cultura sia il fallimento generale che nessuno di noi auspica. Auspichiamo tutti il contrario, Ministro, a lei adesso rimboccarsi le maniche e farsi l’attrezzatura necessaria a livello muscolare e intellettuale per arginare quello spettacolo che fino ad oggi abbiamo dovuto sopportare e che mi auguro non sopporteremo più. |